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Progetto
Ovidio - database
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autore
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brano
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Cicerone
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De Natura Deorum, I, 73
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originale
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[73] sed hunc Platonicum mirifice contemnit Epicurus: ita metuit, ne quid umquam didicisse videatur. In Nausiphane Democriteo tenetur; quem cum a se non neget auditum, vexat tamen omnibus contumeliis. Atqui si haec Democritea non audisset, quid audierat, quid est in physicis Epicuri non a Democrito? Nam etsi quaedam commutavit, ut quod paulo ante de inclinatione atomorum dixi, tamen pleraque dicit eadem: atomos, inane, imagines, infinitatem locorum innumerabilitatemque mundorum, eorum ortus, interitus, omnia fere, quibus naturae ratio continetur.
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traduzione
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73. Il suo atteggiamento per? verso questo seguace delle dottrine platoniche ? quello di uno stupefacente
disprezzo, tanto era in lui il timore che lo si considerasse debitore ad altri di qualche insegnamento. Nel caso del
Democriteo Nausifane la dipendenza ? sicura, ed egli lo ammette, ma lo ricopre di ogni genere di critiche. Eppure, se
non avesse appreso da lui queste dottrine di Democrito, da chi avrebbe potuto udirne parlare? Che cosa v'? nella fisica
di Epicuro che non dipenda da Democrito? A parte qualche modifica, come quella relativa alla deviazione degli atomi
di cui s'? detto sopra, dice press'a poco le stesse cose : ci parla degli atomi, del vuoto, dei simulacri, dell'illimitata
estensione spaziale, del numero infinito dei mondi, del loro sorgere e del loro perire, pi? o meno, cio?, di tutto ci? di cui
si occupa la scienza della natura.
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